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Giunta di Catania, Arcidiacono: "Articolo 4 non chiede poltrone"

Il vicepresidente del Consiglio comunale: «Il rimpasto è un problema del sindaco, ma agli assessori raccomando stile»

CATANIA. «Il rimpasto è un problema del sindaco. Per me, possono pure restare tutti. Un solo suggerimento: si ricordino di essere assessori. Polemizzare oggi con un artista e domani con i commercianti o con chissà chi altro, non sembra lo stile migliore». Forte della sua esperienza nella giunta Stancanelli, da cui si dimise per coerenza dopo la rottura con Mpa, Sebastiano Arcidiacono nega che Articolo 4 stia spingendo per una «rivisitazione» della giunta: «E tantomeno sono interessato io a entrare nella squadra di Enzo Bianco», puntualizza il vicepresidente del Consiglio comunale. Lui, però, avverte gli esponenti dell’amministrazione: «Dialogare è difficile, ma è indispensabile. Questo vale soprattutto al Comune di Catania, in una situazione tanto complessa e sofferta».

Esponente di maggioranza, Arcidiacono insieme con colleghi di centrodestra — il presidente della commissione Bilancio, l’autonomista Enzo Parisi — e centrosinistra, come il Pd Niccolò Notarbartolo, è stato recentemente protagonista di un paio di sortite su bilancio consuntivo e raccolta differenziata che hanno sorpreso molti a Palazzo degli Elefanti. L’ex presidente delle Acli sottolinea: «Non rinuncio al privilegio che mi hanno concesso i cittadini, eleggendomi. Cioè, rappresentare gli interessi dei catanesi pensando con la mia testa. Nessuno può chiedermi di recitare un copione, quasi fossi un attore, schierandomi acriticamente da una parte».

Invoca «libertà di pensiero», Arcidiacono: «D’altronde, il Consiglio comunale non è una caserma!», esclama. Sul rendiconto, ad esempio, non ha partecipato al voto: «Un’assenza politica, nessun mal di pancia. Su una delibera così importante non credo si potesse decidere senza i necessari approfondimenti, dopo che la stessa commissione Bilancio s’era rimessa alle decisioni dell’Aula rinunciando a esprimere il proprio parere. Avevamo probabilmente bisogno di qualche giorno in più, non dei tempi stretti imposti da una delibera che era già a scadenza dal 30 giugno». Adesso, si profila all’orizzonte un altro scoglio chiamato «preventivo». Sul bilancio 2014 pesano, peraltro, i rilievi mossi dal Collegio contabile nella relazione di accompagnamento al consuntivo.

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