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Corte dei Conti, deliberato il dissesto per il Comune di Catania

La sezione Controllo della Corte dei Conti di Palermo, nell'adunanza del 4 maggio scorso, ha deliberato il dissesto finanziario del Comune di Catania.

L’atto è stato notificato stamattina all’Ente. Lo ha reso noto il sindaco Salvo Pogliese incontrando i giornalisti in Municipio.

Secondo i giudici contabili il 'buco' sarebbe di circa 1,6 miliardi di euro e non ci sarebbe la sostenibilità finanziaria per gestirlo. Il Comune, entro i 20 giorni previsti per legge, presenterà ricorso. La decisione della Corte dei conti potrebbe portare al blocco della spesa pubblica dell'ente ma anche a un aumento di tariffe e tasse comunali.

"Cercheremo di fare tutto, anche l'impossibile, per evitare il dissesto - ha detto il sindaco Pogliese parlando con i giornalisti -. Leggeremo con attenzione le 70 pagine del provvedimento e valuteremo cosa fare. Ma è opportuno essere prudenti. A noi - ha sottolineato - non interessa addossare oggi responsabilità, ma ci troviamo davanti a pesanti debiti non riscossi. Pensiamo, ad esempio, che la Tari è pagata riscossa al 50%. Versare i tributi è un dovere e credo che sia importante che i cittadini percepiscano la gravità delle condizioni del nostro Comune".

«Avvieremo un confronto nel merito con le istituzioni e la politica regionale e nazionale: Catania è la decima città d’Italia noi ci assumiamo le nostre responsabilità ma abbiamo bisogno di essere supportati nel percorso di risanamento. Chiedo ai cittadini, soprattutto a quelli che le tasse non le vogliono pagare, di essere altrettanto responsabili». Ha aggiunto Pogliese.

«Abbiamo ereditato una situazione drammatica, il Comune di Catania ha un debito di un miliardo e cinquecentottanta milioni di euro».

La situazione debitoria del Comune ammonta a 1.580.078.603,99 euro al 15 giugno 2018, così come emerso dopo la ricognizione effettuata dall’assessore al Bilancio e vicesindaco Roberto Bonaccorsi. Il dettaglio degli importi relativi ad anticipazioni di cassa, debiti verso banche, mutui, fondo rotazione, passività per contenziosi di rischio medio e alto, debiti fuori bilancio, verso le partecipate e verso terzi, transazioni e ruoli esattoriali, si trova nelle schede allegate ( così come il prospetto degli interessi maturati). Il dato complessivo fa riferimento ad un debito certificato di 1.247.294.159,53 euro, ai quali aggiungere 332.784.444,46 euro di interessi, arrivando all’importo totale di quasi 1,6 miliardi di euro

A fronte dei numeri sul debito, il dato sulle entrate comunali registra un tasso di mancata riscossione molto significativo: prendendo a riferimento il 2017, con entrate accertate provenienti dalle imposte comunali nella misura di 278.260.150 euro, il riscosso ammonta a 210.914.396 euro .

«Se è vero che una parte dell’evasione riguarda coloro i quali non possono pagare - ha dichiarato il sindaco Pogliese - una parte rilevante riguarda coloro che fanno i furbi e non vogliono pagare, e la capacità stessa del Comune di incassare quanto accertato, che in passato è stata uguale a zero.

L'assessore al Bilancio, il vice sindaco Roberto Bonaccorsi, ha spiegato che "Catania è una città molto indebitata, quasi come Torino, ma - ha osservato - il capoluogo piemontese ha creato debiti per realizzare opere pubbliche, da noi sono stati contratti per la spesa corrente".

«Il pronunciamento della Corte ci impone di essere sinceri verso la città - ha proseguito Bonaccorsi - Il nostro obiettivo è affrontare il problema e non rimpallare le responsabilità. Non ci sarà alcuna contrapposizione da parte nostra, alcun dito alzato a indicare qualcuno. Anzi, ogni contributo di merito è ben accetto. Le cifre sono quelle esposte dal sindaco. Sono debiti che appartengono a tutti noi, dobbiamo capire quali sono le risorse necessarie per farcene carico, tra quelle che abbiamo o potremmo avere nella disponibilità del Comune e quelle che dovremmo trovare». «E' certo - ha chiosato Bonaccorsi - che se non riusciamo a riequilibrare il dato tra il carico imponibile accertato e il riscosso, qualunque azione di risanamento possiamo immaginare avrà il respiro corto».

Sulla vicenda interviene il segretario generale territoriale della Ugl, Giovanni Musumeci, che dice: "Nessuna novità, anche perché si sapeva che la situazione non fosse delle migliori e che i giudici contabili non sarebbero di certo andati per il sottile nell'esaminare la condizione di bilancio dell'ente comunale, davanti ad una voragine di 1,6 miliardi di euro. Non possiamo però nascondere che questo è il risultato, nel recente passato, delle timide politiche di sviluppo e dell'assenza di rigore nella gestione della finanza pubblica locale. Come organizzazione sindacale - conclude - ci dichiariamo fin da subito a disposizione per collaborare con l'amministrazione comunale nell'interesse della città".

«Abbiamo massimo rispetto per la Corte dei Conti siciliana, ma la sua decisione appare ingiusta e sbagliata e tutta la città deve contrastarla con un doveroso ricorso a Roma alle Sezioni riunite della Corte stessa, come fatto in casi analoghi con successo da altri Comuni». Lo afferma l'ex sindaco di Catania, Enzo Bianco, sulla sussistenza delle motivazioni per le dichiarazione di dissesto dell’Ente.

«Ho evitato in questi 5 anni come sindaco che la città andasse in dissesto - sottolinea Bianco - e lavorerò anche oggi per il medesimo obiettivo e per il bene della nostra Catania. La città, dunque, si mobiliti per il ricorso e lavoriamo tutti insieme per salvarla dal dissesto"

«Se il Comune non ha subito il dissesto negli ultimi quindici anni, quando la città era al buio e i creditori non venivano pagati - osserva l’ex sindaco - a maggior ragione risulta incomprensibile che venga dichiarato oggi in una situazione finanziaria chiaramente migliorata rispetto 5 o 10 anni fa. Ecco perché ci sono tutti i margini per ribaltare questa decisione che Catania non merita. Il dissesto sarebbe una mannaia per la città, che noi stessi abbiamo evitato di dichiarare quando ci siamo insediati nel 2013. Comporterebbe l'impossibilità di reperire finanziamenti per opere pubbliche, il drastico taglio dei servizi, a partire da quelli sociali, e la cancellazione di larga parte dei crediti vantati dai creditori e fornitori del Comune, con evidenti danni per tante piccole e medie imprese catanesi e per i loro dipendenti».

Secondo l’ex sindaco di Catania «i giudici contabili di Palermo evidentemente non hanno ritenuto sostenibile il piano di risanamento in vigore, approvato nel 2012 dall’amministrazione Stancanelli, ma non hanno tenuto conto degli sforzi compiuti da Catania e dai catanesi in questi anni: il taglio dei trasferimenti nazionali e regionali (41 milioni in meno su base annua dal 2012), un’azione di trasparenza con l’emersione di centinaia di milioni di euro di debiti e contenziosi legali, l'azzeramento dei fitti passivi, la puntualità nei pagamenti dei dipendenti comunali e la diminuzione addirittura dell’80% dei tempi di attesa per i pagamenti ai fornitori».

«Superando chi in passato ha lavorato irresponsabilmente per il fallimento del Comune - chiosa Bianco - adesso occorre difendere la città a tutti i costi. Per quanto mi riguarda mi impegnerò con forza e serietà, come sempre fatto sia nel ruolo di maggioranza che in quello di opposizione».

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