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Il migrante liberato dal giudice di Catania, Salvini tuona: «I tribunali non sono sedi della sinistra»

Il leader della Lega: «Non mi faccio intimidire, andrò all’udienza di Palermo dove rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso i confini e ridotto drasticamente sbarchi e tragedie in mare»

Matteo Salvini

La Lega chiederà conto del comportamento del giudice siciliano che non ha convalidato il fermo degli immigrati in Parlamento, «perché i tribunali sono sacri e non possono essere trasformati in sedi della sinistra». Lo ha detto il vicepremier, Matteo Salvini.

«Io, venerdì - sottolinea - andrò all’udienza di Palermo dove rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso i confini e ridotto drasticamente sbarchi e tragedie in mare. Chi ha la coscienza pulita non si fa intimidire. Ed è con questo spirito che faremo la riforma della Giustizia, con separazione delle carriere e responsabilità civile dei magistrati che sbagliano».

La polemica sull'orientamento politico del giudice

«Le notizie sull’orientamento politico del giudice che non ha convalidato il fermo degli immigrati sono gravi ma non sorprendenti», ha aggiunto il vicepremier, riferendosi a quanto scritto dal Giornale secondo cui sulla bacheca Fb del magistrato ci sarebbe stata sia una petizione, condivisa nel 2018, che chiedeva «una mozione di sfiducia» nei confronti di Salvini, sia l’articolo «Open Arms e Sea Watch: la richiesta di archiviazione della procura di Palermo».

La replica dell'Anm: «Respingiamo con sdegno accuse al collega»

«L’Anm di Catania esprime una posizione ferma e rigorosa a tutela della collega Iolanda Apostolico, persona perbene che ha lavorato nel rispetto delle leggi, e respinge con sdegno le accuse a lei rivolte. Il rapporto tra potere esecutivo e giudiziario andrebbe improntato a ben altre modalità». Lo dice, dopo le critiche rivolte al giudice catanese che non ha convalidato i trattenimenti di tre migranti, il presidente dell’Anm di Catania Alessandro Rizzo.

«Quelle che abbiamo letto sono parole sbagliate per toni e contenuti e non sono consone ai rapporti tra magistratura ed esecutivo», spiega Rizzo riferendosi alle critiche espresse alla collega dalla premier Meloni, dal ministro Salvini e dal senatore Gasparri.

«La magistratura esamina i ricorsi anche contro provvedimenti dell’autorità amministrativa e li decide sulla base delle leggi», spiega Rizzo. «Il fatto che una questione abbia significato politico è vicenda di tutti i giorni. La magistratura si occupa spesso di cose che hanno ricadute politiche, ma ciò non può legittimare la convinzione che dietro le decisioni dei giudici ci siano motivazioni politiche e che la magistratura faccia politica», aggiunge.

«Se la legge prevede che certi provvedimenti, come quelli relativi alla restrizione della libertà degli individui, sono contestabili - prosegue - significa he il magistrato è libero nella sua determinazione di convalidarli o meno. Oppure pensiamo che le decisioni debbano essere tutte a senso unico?». “Spingere su toni così aggressivi - conclude - è fuori luogo e ci allontana dai reali problemi della giustizia».

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