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L'inchiesta di Catania, Sammartino: «Io con la mafia non c'entro»

L'ex vicepresidente della Regione è stato interrogato dal Gip

Sereno, ma soprattutto deciso a puntualizzare i reali capi di accusa. Questo l’atteggiamento di Luca Sammartino, ormai ex vicepresidente della Regione con delega all’Agricoltura, all’uscita dal Palazzo di Giustizia.
«Non mi sono stati contestati né reati di mafia, né voto di scambio, purtroppo non è chiaro per tutti. Le accuse riguardano due casi specifici di corruzione, sui quali ho risposto puntualmente e con la massima disponibilità, in relazione ai documenti che ho potuto visionare nel breve tempo a disposizione», così l’uomo forte della Lega.

«Ho risposto a tutte le domande che mi sono state poste perché sono estraneo a tutte le accuse che mi vengono contestate. Ho piena fiducia nell’operato della magistratura e sono sereno», ha aggiunto Sammartino, sospeso da cariche pubbliche per un anno, in seguito all’operazione Pandora, dopo l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari, Carla Aurora Valenti di Catania, assistito dal suo legale, avvocato Carmelo Peluso.

Sammartino, dopo la notifica del provvedimento, si è dimesso dalle cariche istituzionali della Regione, mantenendo il ruolo di deputato a Palazzo dei Normanni.
«Sono sereno e ho risposto a tutto quello che mi viene contestato, cioè due casi di corruzione. E sono sereno perché non ho commesso nessun reato. Ho risposto per dimostrare la mia totale innocenza, come era giusto fare davanti ai pubblici ministeri e al Gip, chiarendo, nel minimo dettaglio, quello che mi veniva contestato. Ho grande fiducia nella magistratura».

«Con grande serenità - ha aggiunto l’ex vicepresidente della Regione, nonché ex assessore all’Agricoltura - mi difendo, assieme al mio avvocato, e sono convinto che è corretto che l’autorità giudiziaria svolga le proprie funzioni, e le rispetto. Sono qui per dimostrare la mia estraneità a tutti i fatti».

I casi di corruzione contestati, come ha sottolineato, sono due. Il primo riguarda il pagamento di 400 euro, in due tranche da 200 euro ciascuna, consegnati al luogotenente dei carabinieri in pensione Antonino Cunsolo che li avrebbe dati all’appuntato Antonio Battiato, in servizio nel nucleo di polizia giudiziaria, per effettuare la bonifica di eventuali microspie nella segreteria dell’uomo politico.

L'articolo completo di Daniele Lo Porto sul giornale oggi in edicola

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