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Omicidio Maccarone ad Adrano, preso il terzo membro del commando

ADRANO. E’ stato individuato e arrestato il terzo membro del commando armato che ha ucciso Maurizio Maccarrone ad Adrano la mattina del 14 novembre 2014. Su delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, la polizia ha tratto in arresto Massimo Di Maria, di 38 anni.

Secondo gli inquirenti l’omicidio è avvenuto ad opera di Antonio Magro e Massimo Merlo, già arrestati con l’accusa di omicidio aggravato e di detenzione e porto illegali di arma da fuoco. Lo scorso a 2 dicembre 2016 la polizia aveva già dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa nei confronti Magro e Merlo: il primo come mandante ed il secondo quale esecutore materiale dell’omicidio Maurizio Maccarrone. Di Maria è accusato di essere il conducente dello scooter utilizzato per avvicinare la vittima, che è stata raggiunta da colpi di arma da fuoco che sarebbero stati esplosi da Merlo.

Maurizio Maccarrone è stato ucciso con diversi colpi di arma da fuoco a Adrano, nel Catanese. La sparatoria è avvenuta vicino all'abitazione dell'uomo, che è stato colpito dopo essere uscito di casa per recarsi al lavoro. L'agguato è avvenuto intorno alle 6,30 del mattino. Maccarrone lavorava in una struttura sanitaria privata di Biancavilla, ma aveva anche lavorato nel settore agricolo. L’uomo è stato assassinato vicino alla sua auto parcheggiata in via Antonino Cassarà. Il 43enne era sposato con due figli ed incensurato.

Dalle immagini di un impianto di videosorveglianza gli inquirenti hanno scoperto che Maccarrone è stato affiancato da due individui, che indossavano caschi e viaggiavano a bordo di uno scooter. Sarebbe stato Massimo Merlo ad esplodere i colpi che hanno raggiunto la vittima che si è accasciato al suolo. Dalle immagini emerge che il killer è sceso dal mezzo, si è avvicinato velocemente alla vittima ed ha sparto altri due colpi alla testa a distanza ravvicinata. Mentre il conducente dello scooter, di bassa statura, ha avuto difficoltà nel manovrare il mezzo nella concitate fasi del delitto.

Le indagini hanno avuto un decisivo impulso dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Gaetano Di Marco esponente storico degli Scalisi, costola della famiglia mafiosa Laudani. L’omicidio sarebbe maturato nell’ambito dei gruppi mafiosi operanti nell’area di Paternò, Adrano e Biancavilla, riconducibili ai Laudani o “Mussi ‘i ficurinia”.

Di Marco ha indicato magro come mandante e Merlo come esecutore materiale, entrambi operanti nell’area criminale dei Laudani. Magro sarebbe appartenente al gruppo mafioso Morabito - Rapisarda di Paternò e Merlo al gruppo degli Scalisi di Adrano. Il movente dell’omicidio sarebbe la gelosia che Magro avrebbe provato per Maccarrone per una presunta relazione con una donna, che in precedenza aveva avuto una relazione con Magro. Il complesso delle intercettazioni disposte dalla Procura Distrettuale di Catania ed eseguite dagli investigatori della Mobile dell’analisi dei tabulati telefonici delle utenze telefoniche di Magro e Merlo hanno consentito di acquisire ulteriori elementi di riscontro alle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia.

Nel corso di una conversazione ambientale Merlo avrebbe parlato con un interlocutore telefonico dell’omicidio dicendo a voce bassa: “…Ci i’ d’arreri …n’aricchiaccussì… PUM ( imitando un colpo d’arma da fuoco ) ….e gridava…gridava … ittavavuci”.

Lo scorso 26 novembre, sulla scorta degli esiti delle investigazioni, la Procura Distrettuale della Repubblica di Catania ha emesso decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti di Merlo. Il Gip ha applicato la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di Merlo e ha accolto la richiesta avanzata nei confronti di Magro.

Per quanto riguarda la posizione Di Maria gli inquirenti hanno visionato le immagini e hanno riscontrato una forte rassomiglianza con il guidatore dello scooter: la bassa statura con conseguente guida maldestra e nel corso delle attività si registrava una conversazione nella quale il Merlo diceva al suo interlocutore: “…Ma se quello non ci sale nel motorino da quando aveva undici anni… non ce la fa neanche a portarlo… ”. Nel corso di un colloquio intercettato in carcere, Merlo, dialogando con il fratello e riferendosi a Di Maria esclamava: “…Gli devi dire mio fratello a te ti ha sempre discolpato. Perché anche l’intercettazione che lui ha avuto, che lui dice chi è. Lui ti discolpa, ecco perché non ti hanno fatto il mandato di cattura a te(….) Quindi tu gli devi dire che al 99% tu tascagghiasti (fonetico), grazie a mio fratello!”. Questa conversazione avrebbe incastrato Di Maria, perché Merlo sarebbe stato consapevole di avere volutamente tentato di scagionarlo, al punto che, per assicurare il silenzio, avrebbe preteso somme di denaro. Gli inquirenti hanno anche acquisito i tabulati telefonici delle conversazioni tra Di Maria e Merlo il giorno dell’omicidio, la guida maldestra registrata dalle telecamere e le dichiarazioni del collaboratore di giustizia. Sono tutti elementi che hanno consentito di chiudere il cerchio sui soggetti coinvolti nell’omicidio di Maurizio Maccarrone.

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