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La scossa di magnitudo 4.2 fra Catania e Siracusa: colpa della riattivazione della faglia Alfeo-Etna

«Il terremoto di magnitudo 4.2 registrato alle 3.34 della notte tra giovedì e venerdì scorso dalla rete sismica dell’Ingv ad una profondità di 33 km al largo della costa ionica tra Catania e Siracusa è stato causato dalla riattivazione della faglia Alfeo-Etna, una enorme struttura sismogenetica ubicata nel mar Ionio Occidentale». Lo afferma il professor Carmelo Monaco del Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania, uno degli autori di una ricerca focalizzata proprio su questa struttura tettonica.

Lo studio è stato pubblicato il 10 marzo scorso sulla rivista internazionale Geosciences a cura dei ricercatori Salvatore Gambino, Giovanni Barreca, Giorgio De Guidi, Carmelo Ferlito e Carmelo Monaco dell’Università di Catania, Valentina Bruno, Mario Mattia e Luciano Sarfì dell’Osservatorio Etneo dell’Ingv e Felix Gross dell’Institute of Geosciences e Center for Ocean and Society della Kiel University. «Si tratta in realtà - spiega Luciano Scarfì, sismologo dell’Ingv di Catania - di un enorme sistema di faglie lungo fino a un centinaio di chilometri ubicato ad Est della più famosa scarpata Ibleo-Maltese che ha generato uno sciame continuo di terremoti minori già da novembre dell’anno scorso». «Il sistema di faglie Alfeo-Etna - spiega Monaco - rappresenta un importante confine cinematico tra blocchi che si muovono in modo differenziale nel Mar Ionio occidentale nell’ambito della convergenza tra la placca africana e quella europea» spiegano gli autori della pubblicazione.

Il terremoto della scorsa notte ci ricorda, infine, come la Sicilia sia al centro di importanti processi vulcano-tettonici attivi e di eventi sismici tra i più distruttivi del Mediterraneo e come la prevenzione e mitigazione del rischio sismico e vulcanico non possa prescindere da un’analisi dettagliata del territorio e dal continuo aggiornamento delle conoscenze geologiche e geofisiche».

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