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Spunta Giarrusso alla convention di Bonaccini e nel Pd scoppia la polemica

Il catanese Dino Giarrusso, l’ex Iena, che a maggio aveva abbandonato il M5S restando però all’Europarlamento come «indipendente», sale sul palco della convention di Milano, promossa dal candidato alla segretaria del Pd Stefano Bonaccini e annuncia la sua intenzione di entrare nel Partito democratico e di voler sostenere il presidente della Regione Emilia Romagna nella sua corsa al vertice del Nazareno. L’arrivo della new entry fa rumore e scoppia la polemica anche con gli altri candidati.

«Ognuno si sceglie la sua squadra» è il commento di Elly Schlein, mentre Paola De Micheli ironizza: «Dalle Iene alle vecchie volpi». Va bene l’inclusività, osserva, «ma no alle porte girevoli», quindi invita l’ex pentastellato a chiedere scusa, così come tutto il resto del partito. «Chi ci ha infangato fino a ieri - dichiara De Micheli - almeno riconosca di aver sbagliato».

Giarrusso, infatti, in passato aveva criticato aspramente il partito guidato da Enrico Letta, assicurando che lui non avrebbe mai fatto «lo zerbino al Partito Democratico». Per non parlare dell’inchiesta che aveva fatto quando era alle Iene sulle armi usate dall’Arabia Saudita per bombardare lo Yemen, accusando l’Italia e di conseguenza l’allora ministro della Difesa Roberta Pinotti, di «avere la mani sporche di sangue». Un’accusa «rivelatasi poi infondata», sulla quale torna Piero Fassino che invita Giarrusso a chiedere «scusa anche a Pinotti». L’appello a scusarsi è condiviso anche da Dario Nardella, che dalla Convention di Milano dichiara: «Fassino lo invita a chiedere scusa anche alla Pinotti? Ha ragione», dice. Anche se poi il sindaco di Firenze usa toni duri contro Giarrusso parlando di gente «pronta a salire sul carro dei vincitori» che «dopo che ci ha attaccato, cambia idea all’improvviso e viene qui». Ma «noi siamo democratici - sottolinea - e apriamo le porte, anche se manteniamo sempre le nostre idee, mentre sono gli altri che le cambiano».

«Entro in punta di piedi in una casa che esiste da tempo», dice Giarrusso, che cita anche Gaber e Berlinguer, ma il suo è un ingresso «pesante» che viene accolto male dalla base. «Siamo all’autodistruzione» è il leit-motiv sui social. E duro è anche l'attacco di Matteo Renzi e del Terzo Polo, che sottolineano anche l’intenzione espressa da più parti di superare il jobs act, il decreto voluto da Renzi che mise di fatto in soffitta lo Statuto dei Lavoratori, simbolo e vessillo della sinistra italiana. «Il mio amico Bonaccini oggi spiega la sua idea di Pd: cancellare il jobs act che ha creato più di un milione di posti di lavoro per accogliere la iena ex grillina Giarrusso che insultava i dem su Tav, immigrazione, onestà. Finalmente smetteranno di dire che Bonaccini è renziano, sono felice per lui», dichiara il leader di Italia Viva. Mentre Raffaella Paita assicura che così facendo il Pd non può più considerarsi «riformista», primato che spetterebbe dunque solo al Terzo Polo.

Non nasconde il sarcasmo il vicesegretario Dem Giuseppe Provenzano: «E meno male che si doveva andare in cerca di elettori perduti...», magari su questo Bonaccini «è stato consigliato male». Quindi ricorda come Giarrusso in Sicilia si candidò con Cateno De Luca fondando il partito «Sud chiama Nord». Anche il sindaco di Bergamo Giorgio Gori è critico: «Quando vedo venire qui chi ha detto le peggio cose del nostro partito allora forse qualche limite è giusto porlo». L’altro candidato Gianni Cuperlo insiste sul jobs act osservando che visto che ora non lo vuole più nessuno forse «all’epoca», quando venne approvato «ci fu un equivoco». Sul punto interviene anche Andrea Orlando, che annuncia di aver presentato un disegno di legge per superarlo che vorrebbe diventasse di tutto il partito.

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