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Droga, rapine, pizzo: ecco tutte le attività del clan a Castiglione, Giarre e Fiumefreddo

CATANIA. Imporre buttafuori a sale da ballo e ristoranti nella riviera jonica-etnea per dimostrare il capillare controllo del territorio. E poi gestire lo spaccio di cocaina e marijuana e mettere in atto rapine ad autotrasportatori per sbaragliare la concorrenza e favorire la propria organizzazione.

Infine, rifornirsi di armi (come si vede nel video) per essere pronti in caso di scontri con sodalizi criminali avversari. Era questo il modus operandi del gruppo criminale di Catania sgominato oggi nell'operazione Kallipolis con 12 arresti di persone ritenute appartenenti al gruppo criminale facente capo a Pietro Carmelo Olivieri, operante sui territori di Castiglione di Sicilia, Giarre e Fiumefreddo di Sicilia, affiliato al clan mafioso Santapaola – Ercolano. I dodici sono stati raggiunti da un provvedimento restrittivo emesso dal Gip del Tribunale etneo su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia. Agli indagati sono stati contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, detenzione e spaccio dì sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi e rapina, reati aggravati dal metodo mafioso.

Le indagini hanno avuto inizio nel giugno del 2013 e si sono protratte sino al novembre 2014, periodo in cui i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Catania hanno monitorato, con indagini tecniche e di tipo tradizionale, le attività del sodalizio criminale e dei suoi associati. Le risultanze investigative hanno confermato in pieno la vitalità e l'operatività del clan, articolato nella classica struttura organizzata e verticistica il cui ruolo apicale, sul territorio di Giarre e Fiumefreddo di Sicilia era stato affidato dal defunto Paolo Brunetto, capo storico del gruppo, a Pietro Carmelo Olivieri, atteso che il fratello Salvatore Brunetto, nel periodo indicato era ai domiciliari in una struttura terapeutica di Marsala, per cui non poteva preservare l'egemonia territoriale del gruppo da potenziali pretese di altre organizzazioni criminali.

Le indagini hanno permesso di evidenziare le dinamiche operative poste in essere dal gruppo criminale per il controllo del territorio, mediante la realizzazione di reati contro il patrimonio, in particolare rapine, furti di veicoli e lo spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina e marijuana. La Procura ha evidenziato, inoltre, una particolare modalità di controllo degli esercizi commerciali da parte del gruppo, attraverso l'imposizione, a ristoranti e locali da ballo della riviera jonica - Etnea, di impiegare alcuni affiliati come buttafuori addetti alla sicurezza, al fine di ostentare il capillare controllo delle attività economiche del territorio. Nel pieno delle attività d'indagine, sono stati acquisiti elementi indiziari in ordine alla disponibilità di armi da parte del gruppo criminale, con l'arresto di Giuseppe Calandrino, trovato in possesso di diverse armi e munizioni, oltre alla responsabilità in capo allo stesso Giuseppe Calandrino, Alfio Di Grazia, Pietro Carmelo Oliveri, Alessandro Siligato e Luca Daniele Zappalà nella commissione di due rapine finalizzate a sovvenzionare le casse della cosca.

I riscontri investigativi, caratterizzati anche da attività tecniche di intercettazioni ambientali e telefoniche, oltre a riprese video, hanno permesso di ricostruire minuziosamente i ruoli e il vissuto criminale del clan, evidenziando anche la particolare accortezza degli associati nell'evitare i controlli delle forze dell'ordine e la spasmodica ricerca di armi da fuoco di cui dotarsi per affrontare eventuali aggressioni di altri gruppi criminali antagonisti.

Dei 12 provvedimenti, 5 sono stati notificati in carcere ad altrettanti indagati, ristretti per altra causa.

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