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Omicidio Timonieri a Catania, arrestati i mandanti: ucciso per contrasti nel clan Santapaola Nizza

I carabinieri del comando provinciale di Catania, su disposizione della procura della Repubblica, hanno fermato Natale Nizza, 25 anni, e Salvatore Sam Privitera, 24 anni, entrambi catanesi, accusati di aver preso parte all'omicidio di Vincenzo Timonieri, il giovane di 25 anni ucciso a colpi di pistola il 12 febbraio scorso e ritenuto vicino al gruppo mafioso Nizza della famiglia di Cosa Nostra “Santapaola Ercolano”.

Per il delitto sono indagati anche i fratelli Michael Agatino Sanfilippo, esecutore materiale dell'omicidio, e  Antonino Marco Sanfilippo. Entrambi collaboratori di giustizia. Quest'ultimo, invece, avrebbe guidato l'auto a bordo della quale era stata fatta salire la vittima. Secondo le indagini della procura, Nizza e Privitera sarebbero i mandanti e organizzatori del delitto. Su loro pesano anche le aggraventi della premeditazione e dell'obiettivo di voler agevolare l’attività di Cosa Nostra catanese, in particolare del clan Santapaola, a cui la famiglia Nizza fa capo.

In particolare, dalle indagini è emerso come Michael Agatino e Antonino Marco Sanfilippo avrebbero occultato il cadavere di Timonieri sotterrandolo in contrada Vaccarizzo, così come concordato con i due mandanti, oggi in stato di fermo.

Le indagini hanno consentito di ricostruire gli accadimenti e di definire le responsabilità personali in ordine al gravissimo caso di lupara bianca.

Già dai primi riscontri investigativi era emerso come l'omicidio potesse essere inserito nell’ambito di possibili conflittualità interne al clan mafioso, nonostante i tentativi degli indagati di simulare la propria vicinanza alla famiglia della vittima, tentando di far ricadere le responsabilità in capo ad altre organizzazioni criminali in contrasto con il loro gruppo.

La serrata attività di indagine, che aveva portato anche a riscontrare il passaggio al gruppo “Nizza” dei fratelli  Michael Agatino (già detenuto dall’aprile 2020 a seguito del cruento scontro a fuoco verificatosi l’8 agosto 2020 tra le consorterie di tipo mafioso dei “Cursoti Milanesi” e dei “Cappello”) e Antonino Marco Sanfilippo, entrambi appartenenti ai “Cursoti Milanesi”, è proseguita senza soluzione di continuità giovandosi, tra l’altro, della collaborazione con la giustizia avviata dai due fratelli. Il contenuto delle dichiarazioni dei collaboratori è stato di fondamentale importanza, in quanto entrambi si sono assunti la responsabilità dell’esecuzione materiale dell’omicidio.

Secondo quanto emerso dalle indagini, Vincenzo Timonieri era stato convinto, prima dell’agguato, a disfarsi dell’arma che di solito portava con sé per evitare possibili controlli delle forze dell’ordine. Era stato poi fatto salire su un’autovettura nei pressi della casa di Privitera per recarsi a recuperare delle armi (sul mezzo vi erano i fratelli Sanfilippo e – solo per il tratto iniziale – anche Natale Nizza, successivamente sceso con un pretesto). Nel corso del tragitto, mentre il veicolo transitava sulla SS114 in direzione Vaccarizzo (CT), Timonieri è stato ucciso con tre colpi di pistola alla nuca ed al capo.

In particolare, le dichiarazioni di Michael Agatino Sanfilippo hanno consentito di rinvenire il cadavere che era stato occultato all’interno di una buca nel terreno ricoperta da materiale sabbioso in località Vaccarizzo.

Fondamentali, inoltre, si sono rivelate le risultanze degli accertamenti medico-legali che hanno riscontrato la veridicità delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia in merito alle modalità esecutive dell’omicidio.

Uno dei due destinatari del provvedimento, Salvatore Sam Privitera, è stato catturato dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Catania, coadiuvati da quelli del Comando Provinciale di Venezia, mentre si trovava a bordo di una nave da crociera proveniente da Croazia e Grecia, in sosta presso il porto turistico della città lagunare, durante la prima tappa in territorio nazionale.

I Giudici per le Indagini preliminari presso i Tribunali di Catania e di Venezia, concordando con le risultanze investigative, hanno convalidato il fermo di indiziati di delitto e disposto la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti degli stessi, i quali, dopo le formalità di rito, saranno trattenuti presso le strutture penitenziarie delle due città.

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