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Catania, l'estorsione alla pasticceria famosa: oltre ai soldi anche le ceste coi dolci

Dalle indagini dell’operazione Consolazione - che a Catania ha portato all’arresto di sedici persone, con l’accusa, a vario titolo, di mafia, estorsione e usura - è emersa l’estorsione a uno dei soci di una delle più note pasticcerie di Catania, costretto a versare 2.500 euro per le festività di Natale e di Pasqua, oltre a consegnare periodicamente numerose «ceste» con i prodotti dolciari.

Vittima di un raid il titolare di un panificio che è stato devastato per fare pagare al titolare la «liquidazione» che sarebbe spettata alla figlia di un appartenente al clan che lì aveva lavorato, colpendo con dei caschi alla testa due operai presenti. Alle violenze, contesta la Dda della Procura di Catania, hanno fatto seguito le minacce alla moglie del panettiere («se non mi dici dov'è tuo marito scippamu a testa a te e ai bambini») e allo stesso titolare («se non dici la verità ammazzo a te e la tua famiglia ... il panificio domani deve restare chiuso se no ti ammazziamo la famiglia...»).

Dalle indagini è emerso anche il tentativo di estorsione a un imprenditore, picchiato e minacciato perché si rifiutava di pagare una «tangente» di oltre 9.000 euro, che ha denunciato la violenza subita. Il titolare di un’altra azienda è stato avvicinato e minacciato per indurlo a versare il «pizzo» al clan con la classica richiesta di «cercarsi un amico», perché, gli è stato intimato, «è buona abitudine che quando uno viene a casa mia si dovrebbe presentare...».

Attuata anche la tecnica estorsiva del «cavallo di ritorno»: la richiesta di un 'riscattò al proprietario per la restituzione di uno scooter rubato.

Scoperti anche prestiti ad usura nei confronti di soci e amministratori di alcune ditte del settore della ristrutturazione edile e dell’impiantistica e del commercio al dettaglio di articoli da regalo e per fumatori. Le vittime hanno collaborato denunciando.

 

 

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