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Elena uccisa con 7 coltellate, gli investigatori cercano altri complici: «È un atto dovuto»

Martina Patti in auto all'uscita dalla caserma dei carabinieri di Mascalucia, la sera di lunedì 13, quando ancora si parlava di un rapimento della bambina

L’ipotesi che Martina Patti possa essere stata aiutata da qualcuno nell’omicidio di sua figlia Elena, assassinata a Mascalucia con sette coltellate martedì scorso, è una pista che viene battuta «proprio per essere esclusa». «È un atto dovuto», ha detto all’Agi un investigatore dei carabinieri che sta indagando sul delitto avvenuto nelle campagne di Mascalucia, dove nei prossimi giorni arriveranno i carabinieri dei Ris (Reparto investigazioni speciali) per compiere indagini dettagliate dentro l’abitazione della donna al secondo piano dell'edificio in cui vive la famiglia Patti.

L’appartamento è stato sequestrato e adesso si attende l’arrivo degli specialisti delle investigazioni scientifiche il cui coinvolgimento, essendo un atto irripetibile, necessità del tempo dovuto per coinvolgere tutte le parti del processo. L’area in cui è stato trovato il corpo esanime della piccola Elena Del Pozzo non è stato transennato - spiegano i carabinieri di Catania - in quanto era già stata effettuata l’analisi dei luoghi anche con l’ausilio di un drone da parte dei carabinieri della sezione scientifica del comando provinciale di Catania.

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