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Catania, la madre di Elena sorvegliata a vista in carcere: si teme un'aggressione

Un fotogramma dal video dell'ultimo abbraccio tra Martina Patti e la figlia Elena di cinque anni uccisa poco dopo

Ha trascorso la sua quinta notte in cella nel carcere di Piazza Lanza, a Catania, Martina Patti, 23 anni, accusata dell’omicidio, lunedì scorso a Mascalucia, con undici coltellate della figlia Elena, 5 anni. È strettamente sorvegliata dalla polizia penitenziaria per paura che possa compiere qualche gesto autolesionistico o che altre detenute possano aggredirla. Il suo legale Gabriele Celesti, che ha detto che la donna «non è serena», sta valutando quali saranno le strategie difensive per i prossimi passaggi del procedimento, dopo che il gip ha convalidato l’arresto e ha disposto la custodia cautelare in carcere. Una decisione presa perché, secondo il giudice Daniela Monaco Crea, l’indagata è pericolosa socialmente e potrebbe tornare a uccidere, inquinare le prove e fuggire.

La ricostruzione degli investigatori sulle fasi del delitto è agghiacciante: la donna, che non ha manifestato alcun pentimento, dicendo solo che era come se una forza estranea si fosse impadronita di lei, è andata a prendere la bambina all’asilo , abbracciandola -come si vede in un video- e l’ha portata a casa.

Aveva pianificato tutto. Secondo la confessione fornita, la mamma ha detto alla figlia di andare a fare una passeggiata nel campo, mettendo in auto una zappa e alcuni grandi sacchi neri per nascondere il cadavere. Nel terreno la donna ha colpito la bambina undici volte con un coltello che non ha fatto ritrovare, ma uno solo sarebbe stato il colpo mortale ed Elena non è morta subito. Poi ha finto il rapimento da parte di un commando di uomini.

Intanto, la diocesi catanese sta organizzando i funerali della bambina che si svolgeranno mercoledì prossimo, in Cattedrale a Catania, celebrati dall’arcivescovo metropolita Luigi Renna. È prevista una grande affluenza di persone. Ci saranno i nonni di Elena e il padre, Alessandro Del Pozzo, che dopo le lacrime davanti alla casa della ex compagna, in via Euclide a Mascalucia, non ha voluto parlare affidando i suoi pensieri a una lettera.

I due dopo la separazione non erano in buoni rapporti. Una situazione non serena, fatta di accuse reciproche, liti, di cui Elena sicuramente era la principale vittima. «Come si può reputare un raptus quello che ha fatto Martina? - ha scritto Del Pozzo - Un omicidio premeditato e studiato in ogni particolare! I momenti di pazzia sono susseguiti da momenti di lucidità! Momenti in cui non si è nemmeno pentita di aver ucciso la bambina! Bensì ha messo Elena dentro dei sacchi della spazzatura, l’ha sotterrata, si è ripulita e ha ripulito, ha inventato un sequestro creandosi un alibi e ha colpito la sua macchina per inscenare un’aggressione!! 24 ore di bugie. Quindi un omicidio in cui ci si crea pure un alibi e si occulta il corpo! Non può essere un raptus di pazzia! Ho sentito parlare l’avvocato di Martina il quale può solo fare questo, parlare e sprecare fiato, perché davanti alla realtà non ci sono parole che possano cambiarla».

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