La polizia ha arrestato a Milano il rapper Vincenzo Pandetta, in arte Niko, due dischi d’oro per il singolo Pistole nella Fendi e per l'album Bella vita, in esecuzione di un ordine di carcerazione per spaccio ed evasione. Pandetta, catanese, è nipote del boss di mafia Turi Cappello, al quale in passato ha anche dedicato un brano. La polizia gli ha notificato il provvedimento di esecuzione pena del Tribunale di Catania, condanna a 4 anni e 5 mesi per spaccio ed evasione, emesso il 12 ottobre scorso, alla notizia del quale si era reso irreperibile.
Il cantante neomelodico amante del genere trap, infatti, dopo aver pubblicizzato nei giorni scorsi sui social la notizia della sua condanna, si era sottratto al provvedimento, ma è stato rintracciato in zona Quarto Oggiaro dagli agenti della Sezione Criminalità Organizzata della squadra mobile della Questura di Milano. La Cassazione ha reso irrevocabile, definendo il ricorso inammissibile, la pena per il rapper neo melodico decisa nell’estate 2021 dalla Corte d’appello. Pandetta lo scorso 10 ottobre ha pubblicato un post sulla sua pagina Instagram, facendo capire che la galera non lo spaventa e che anche dal carcere pubblicherà nuova musica. Poi però si è sottratto alla cattura.
Pandetta aveva in tasca 12 mila euro, quando è stato bloccato a Milano. Secondo quanto si è appreso, il rapper ha dormito in una stanza affittata dal suo manager, un uomo di 33 anni di origini albanesi, che stamani era con lui nelle fasi precedenti all’arresto. Con Pandetta c'era anche un amico, di 38 anni, con precedenti per falso, alla guida dell’auto sulla quale è stato poi bloccato. La posizione dei due è al vaglio dell’autorità giudiziaria. Non si esclude che possa essergli contestata la «procurata inosservanza di pena», in quanto il rapper, secondo gli inquirenti, era consapevole di essere latitante, come dimostrerebbero anche i post pubblicati sui social.
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