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Candidata alle Regionali fu arrestata in campagna elettorale: la procura chiede l'archiviazione

Barbara Mirabella

«Forse mai come in questo caso il sistema ha mostrato il corretto funzionamento. Con grande senso di onestà intellettuale, i pubblici ministeri hanno preso atto dei chiarimenti forniti dagli indagati e dai loro difensori, concludendo per la correttezza della procedura seguita e per l'insussistenza di fatti di rilievo penale». Lo afferma l'avvocato Enrico Trantino commentando la richiesta di archiviazione dell’inchiesta sulla sua assistita, l’ex assessore ai Grandi eventi del Comune di Catania, Barbara Mirabella, finita agli arresti domiciliari per corruzione nel pieno della campagna elettorale delle Regionali in cui era candidata per FdI.

Secondo una prima ricostruzione dell’accusa, Mirabella, grazie ai suoi rapporti con il chirurgo Francesco Basile, ex rettore dell’Università di Catania, e facendo leva sul suo ruolo istituzionale, avrebbe ottenuto dai vertici di una società che organizzava un importante congresso medico alle Ciminiere di Catania il pagamento di fatture emesse dalla società Expò srl per prestazioni ritenute non necessarie all’organizzazione dell’evento. Mirabella, fu poi rimessa in libertà dallo stesso gip perché ritenute cessate le esigenze cautelari. La Procura ha già notificato l’avviso di conclusione dell’inchiesta nei confronti di Basile, in qualità di presidente della Società Italiana di Chirurgia, e Giovanni Trovato, nella veste di amministratore delegato della Medical Ti Spa. La richiesta di archiviazione riguarda anche gli altri indagati: i medici Roberto Ciuni, Salvatore Ciuni, Giuseppe Giulla, Luigi Piazza e Giuseppe Pecorella e gli imprenditori campani Sabrina Rubeo ed Eugenio Marzullo.

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