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Nuova bufera sul giudice Iolanda Apostolico, ma lei spiega che era tra i manifestanti e le forze dell'ordine per evitare scontri

«Ha lavorato ed è stanca di questa situazione», dice la collega Marisa Acagnino. «I provvedimenti giudiziari si possono impugnare nelle sedi opportune, senza bisogno di attaccare la sua vita privata e la sua famiglia»

Iolanda Apostolico

Era tra le forze dell’ordine e i manifestanti, per la maggior parte di estrazione cattolica e in minore misura esponenti della sinistra, nel tentativo di evitare contatti tra le due parti, dopo che c’era stato un primo scontro tra di loro. Da quanto si apprende, è questa la ricostruzione fatta dalla giudice di Catania Iolanda Apostolico (nella foto) a dei colleghi sulla sua presenza nel porto di Catania nel video postato dal ministro Matteo Salvini.

Lei oggi (5 ottobre) non ha parlato con la stampa. Iolanda Apostolico, dice all’agenzia Ansa Marisa Acagnino, giudice catanese che da anni si occupa di immigrazione e che lavora nello stesso ufficio della collega che il 29 settembre con un suo provvedimento non ha convalidato il trattenimento di tre tunisini nel centro di accoglienza di Pozzallo, sconfessando di fatto il decreto del governo, «ha lavorato ed è stanca di questa situazione», di cui «non parla pubblicamente per non alimentare eventuali polemiche», per lei «parlano i provvedimenti giudiziari adottati che si possono impugnare nelle sedi opportune, senza bisogno di attaccare la sua vita privata e la sua famiglia».

Le parole della collega arrivano al termine di un’altra giornata di forti tensioni. Un video infatti fa di nuovo finire nella bufera Iolanda Apostolico. E provoca un botta e risposta tra la Lega e l’Associazione nazionale magistrati che esprime la sua preoccupazione per la tendenza a scandagliare la vita privata dei magistrati, piuttosto che criticare nel merito i loro provvedimenti. Mentre la diretta interessata si trincera nel silenzio. «Sono al lavoro e non posso parlare», risponde a chi la chiama per chiederle una reazione.

A postare quei pochi minuti di girato su X (prima Twitter) è Matteo Salvini che scrive: «25 agosto 2018, Catania, io ero vicepremier e ministro dell’Interno. L’estrema sinistra manifesta per chiedere lo sbarco degli immigrati dalla nave Diciotti: la folla urla “assassini” e “animali” in faccia alla polizia. Mi sembra di vedere alcuni volti familiari». Il riferimento è proprio alla magistrata, che poco dopo viene riconosciuta dal deputato siciliano della Lega Anastasio Carrà nella donna che nel filmato è tra il cordone della polizia e i manifestanti. Nel video anche il compagno della Apostolico («pubblicamente schierato contro la Lega e dalla parte dei manifestanti»), secondo quanto riferisce il partito del vicepremier, che vede in questa circostanza rafforzare «la sensazione di totale allineamento ideologico della coppia». Ce n’è abbastanza perché Salvini, che domani tornerà in un’aula giudiziaria a Palermo per il processo Open Arms, esprima tutto il suo «sconcerto per quello che sta emergendo».

Il suo partito si mobilita subito contro la «toga «di Catania. Carrà sfida Apostolico a smentirlo. «La presenza di un magistrato tra le fila di estremisti di sinistra è garanzia della terzietà che un giudice deve assicurare?», attacca Ingrid Bisa, capogruppo in Commissione Giustizia alla Camera. Poi è tutto un susseguirsi di dichiarazioni per chiedere ad Apostolico spiegazioni e al ministro Nordio di riferire al più presto in Aula. Due interrogazioni al Guardasigilli sono già state presentate al ministro dalla Lega e da FdI, che con il sottosegretario Delmastro attacca anche il giudice di Firenze che ha valutato la Tunisia un Paese non sicuro.

Contro Apostolico c’è «un accanimento misogino» reagisce dall’opposizione la capogruppo di Avs alla Camera, Luana Zanella. Il leader dei 5S Giuseppe Conte è convinto che i magistrati debbano non solo essere ma anche apparire imparziali ma avverte il governo: «Non faccia dei giudici i nuovi nemici». Con la Lega si schiera invece Matteo Renzi, pur non condividendo la politica del governo sull’immigrazione: «Trovo scandaloso che un magistrato vada in piazza. Se vuoi fare politica, non fai il magistrato».

L’Anm esprime tutto il suo allarme. «Si accentua la tendenza a giudicare la terzietà del giudice, che va valutata dentro il processo, andando dalla critica del provvedimento, che è legittima, allo screening della persona, cioè vedere chi è il giudice anzichè guardare quello che ha scritto. Sono preoccupato dalla china che si imbocca», dice il presidente Giuseppe Santalucia. Un timore infondato per la Lega, per cui piuttosto «devono essere preoccupati i 58 milioni 851 mila italiani che possono essere giudicati da toghe la cui terzietà e imparzialità sono gravemente compromesse dal caso Apostolico».

Sul caso si divide ancora il Csm. I provvedimenti dei giudici possono essere criticati, ma «spostare l’attenzione sulla vita del magistrato e le sue eventuali attività esterne a quella giudiziaria, è un modo per eludere il confronto sul merito del provvedimento e un tentativo di delegittimare l’attività giurisdizionale», avverte il consigliere Roberto Fontana, tra i promotori della pratica a tutela di Apostolico. Sul fronte opposto è il laico di FI Enrico Aimi, presidente della Commissione che dovrà esprimersi su quella pratica: i giudici, ammonisce, devono essere come «la moglie di Cesare», cioè non solo essere ma anche apparire imparziali.

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