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Mafia di Catania, sgominato il clan Picanello: sigilli all'etichetta dei neomelodici. Nomi e foto

Colpito il clan del rione Picanello. Indagati due imprenditori che avrebbero dato la loro disponibilità a custodire il patrimonio dei boss

Blitz antimafia contro lo storico gruppo mafioso del quartiere Picanello di Catania: nove persone sono finite in carcere, quattro (fra loro una donna) sono destinatari di obbligo di dimora, due sono ricercati. Sequestrata la casa discografica «Q Factor Records sas», intestata a uno dei figli del boss di mafia e utilizzata da noti cantanti neomelodici. I carabinieri del comando provinciale di Catania hanno eseguito nella provincia etnea e a Vicenza, un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip, nei confronti di quindici persone accusate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, nonché riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e procurata inosservanza di pena, con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare la famiglia Santapaola Ercolano. L’inchiesta è della Direzione distrettuale antimafia di Catania. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip del Tribunale di Catania. All’opera i carabinieri del Comando provinciale di Catania, coadiuvati dai reparti specializzati dell’Arma (Compagnia di intervento operativo del XII Reggimento Sicilia e Nucleo elicotteri).

L’operazione, denominata «Picaneddu», ha consentito di colpire la struttura mafiosa, individuando il capo, gli organizzatori e i ruoli degli affiliati al clan, attivo nella storica roccaforte della famiglia Santapaola. In particolare, è emerso come l’organizzazione garantisse gli stipendi agli affiliati, il sostentamento delle famiglie dei detenuti e il pagamento delle spese processuali, attraverso la gestione della cosiddetta cassa comune, alimentata dai proventi derivanti da classiche estorsioni, attività di recupero crediti condotte con modalità criminali, traffico di stupefacenti e case da gioco clandestine.

Il provvedimento trae origine da un’indagine condotta dal giugno 2017 al maggio 2020 dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catania mediante intercettazioni e pedinamenti sul territorio, ulteriormente riscontrati dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, nel corso della quale è stato possibile definire i nuovi assetti organizzativi del gruppo di Picanello, ritenuto tradizionale roccaforte della famiglia Santapaola, all’indomani dell’operazione «Orfeo», che aveva portato nel gennaio 2017 all’arresto e alla successiva condanna di esponenti di vertice del sodalizio, tra i quali, sottolineano gli investigatori, il capo Giovanni Comis. Il complesso delle attività di indagine sviluppate dai carabinieri ha consentito di definire la struttura, le posizioni di vertice e i ruoli degli affiliati a seguito della riorganizzazione del sodalizio malavitoso. In particolare, gli investigatori hanno individuato il nuovo capo, Carmelo Salemi, nonché gli organizzatori, Giuseppe Russo e Vincenzo Scalia.

Coinvolti due imprenditori. Andrea Consoli è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio ed è destinatario di una misura di custodia cautelare in carcere. Carlo Concorso è indagato per trasferimento fraudolento di valori in concorso e riciclaggio ed è destinatario di una misura cautelare dell’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria. Secondo gli investigatori, i due imprenditori erano interessati a stringere rapporti sempre più intensi non solo con gli affiliati, ma in particolare con i vertici dell’organizzazione ed in particolare con Giovanni Comis, tornato in libertà da alcuni mesi, al fine di ottenere utilità in cambio della loro disponibilità a custodire il patrimonio accumulato dai mafiosi, nascondendone l’origine illecita negli affari loro riconducibili per sottrarlo ad eventuali misure di prevenzione patrimoniali.

Le intercettazioni hanno consentito di accertare che Consoli custodiva oltre 500.000 euro di provenienza illecita ricevuti da Comis, nonché il reimpiego di altro denaro «sporco», sempre sotto la regia di Comis, mediante l’intestazione fittizia ad una società riconducibile a Concorso della proprietà di un immobile di tre piani nel quartiere Picanello di Catania, successivamente rivenduto a terzi. Di particolare rilievo il sequestro preventivo della «Q Factor Records s.a.s.», etichetta discografica catanese di diversi noti cantanti neomelodici. La società è intestata ad uno dei due figli di Giovanni Comis, quale socio accomandatario, e ad Andrea Consoli, socio accomandante, ma riconducibile allo stesso Giovanni Comis.

La Procura distrettuale di Catania ha così ottenuto dal gip il sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di circa un milione di euro, costituito dalla somma di 500.000 euro presente su conti correnti o depositi o su qualsiasi altro tipo di rapporto bancario intestato o cointestato o comunque riconducibile a Consoli, nonché dalla Q Factor Records e da un’abitazione che si trova ad Augusta, in contrada Costa Saracena, intestata alla moglie di Comis.

Nove le persone finite in carcere: Andrea Caruso, 39 anni; Giovanni Comis, 58 anni; Andrea Consoli, 44 anni; Giovanni Frazzetta, 52 anni; Marco Frazzetta, 51 anni fra 4 giorni; Giuseppe Russo, 45 anni; Carmelo Salemi, 52 anni; Vincenzo Santo Scalia, 60 anni; Francesco Testa, 46 anni. Sono tutti nati a Catania. Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e di dimora per quattro persone, fra le quali una donna: Carlo Concorso, 48 anni; Ugo Puglisi Foscolo, 39 anni; Veronica Puglisi Foscolo, 42 anni: Rudy Veneziano, 41 anni. I primi tre sono nati a Catania, Veneziano ad Acqui Terme (Alessandria).

Nei confronti di uno dei destinatari della misura cautelare, che si trova all’estero, sono stati attivati i canali di cooperazione internazionale di polizia ai fini dell’esecuzione del provvedimento, mentre un altro soggetto è tuttora attivamente ricercato.

Nel video parla il colonnello Rino Coppola, comandante provinciale dei carabinieri di Catania

 

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