Alle ultime regionali, il 25 settembre del 2022, Luca Sammartino ha messo insieme 21 mila e 11 voti. Una enormità. Anche se è stato un risultato nemmeno paragonabile a quello di 5 anni prima, quando da uomo forte dei renziani siciliani, conquistò 32.492 preferenze. Un record ancora imbattuto all’Ars.
Un ras del consenso, l’attuale assessore regionale all’Agricoltura. Abile nel raccogliere voti ma anche nel tessere la tela politica con cui mettere a frutto il risultato elettorale. Questa è la strategia di Sammartino, da sempre. Fin da quando, nella legislatura di Rosario Crocetta presidente (fra il 2012 e il 2017), viene eletto nelle file dell’Udc e poi passa nell’orbita di un movimento nascente, quello di Lino Leanza, capace di fare da ago della bilancia in quel periodo turbolento in Parlamento.
Già in quella campagna elettorale Luca Sammartino, giovane medico con la passione della politica, viene sfiorato da indagini e polemiche per aver cercato voti anche alla clinica Humanitas, specializzata nelle cure oncologiche, in cui la madre ha un ruolo di vertice. Da quel sospetto esce però senza intoppi giudiziari. E la sua carriera decolla. Sempre nell’orbita dei centristi, fino a passare poi nelle file del Pd a guida renziana. Anche quando si trasferisce armi e bagagli nell’altra metà campo Sammartino è l’uomo che dà le carte, protagonista all’Ars e fuori. I suoi voti si moltiplicano ogni mese. E con essi le attenzioni della magistratura. Durante la scorsa legislatura diventa l’uomo a cui Salvini affida la costruzione di una nuova classe dirigente della Lega. E con questo ruolo va in rotta di collisione con il presidente della Regione, Nello Musumeci.
Il culmine dello scontro fra alleati arriva durante una seduta del Parlamento in cui la maggioranza cade sotto i colpi dei franchi tiratori. Musumeci individua in Sammartino il regista del «tradimento» e pronuncia all’Ars (video sopra) frasi che segnano la rottura definitiva fra i due big etnei: «Di lei si occuperanno ben altri palazzi, e non quelli della politica», urlò l'allora presidente della Regione.
Va detto che Sammartino era al centro già allora di alcune inchieste. Ma la più grave stava per arrivare. E nel 2021 portò l’uomo forte della Lega a un rinvio a giudizio per corruzione elettorale. Secondo la Procura di Catania alle Regionali del 2017 (quelle del record di consensi) avrebbe offerto posti di lavoro «e altre utilità» in cambio di voti.
Fino ad oggi però su Sammartino non pende alcuna condanna. E questo lo ha messo al riparo da conseguenze politiche. Anzi, ne ha fatto l’uomo di maggior peso nel centrodestra anche in questa legislatura. Renato Schifani gli ha assegnato il ruolo di vice presidente della Regione e la guida dell’assessorato all’Agricoltura, cioè del ramo di amministrazione più politicamente influente dopo la Sanità.
A Sammartino il presidente ha affidato anche il ruolo di cerniera fra governo e Parlamento. Malgrado proprio questo ruolo abbia portato al leghista parecchi nemici all’Ars che lo hanno considerato il regista di manovre parlamentari spregiudicate.
Ma nulla ha potuto ostacolare in questi primi due anni di legislatura la ulteriore crescita politica di Sammartino. Che nel frattempo ha vinto la battaglia interna alla Lega, facendo cadere la testa della segretaria regionale Annalisa Tardino, artefice di un patto col rivale Raffaele Lombardo. L’asse interno al Carroccio che sarebbe nato dall’alleanza fra i suoi rivali (la Tardino e Marianna Caronia) con l’Mpa di Lombardo avrebbe messo in difficoltà Sammartino. Ma anche questa volta lui ha vinto la partita politica, spingendo l’Mpa fuori dalla Lega e ottenendo un cambio al vertice del partito che verrà formalizzato dopo le Europee. Al vertice del partito dovrebbe andare a breve il messinese, e alleato di Sammartino, Nino Germanà.
L’ultima manovra che Sammartino stava tentando è quella di portare anche Totò Cuffaro e la sua Dc nell’orbita della Lega. Le trattative sono andate avanti fino a ieri sera e avrebbero dovuto portare all’ingresso di una donna democristiana nella lista per le Europee. Di questo Sammartino parlava con i fedelissimi rientrando da Verona, dove aveva fatto da padrone di casa dello stand Sicilia al Vinitaly. Ultima vetrina prima di una tempesta giudiziaria che potrebbe disarcionarlo dal governo alla vigilia delle Europee.
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